Pigna - Guida Turistica

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.: DA VEDERE
 Tre aspetti culturali fanno l'originalità del patrimonio artistico e culturale di Pigna:
  • I monumenti architettonici del borgo medioevale, perfettamente conservati.
  • La pittura quattrocentesca rappresentata da due opere maggiori del pittore Giovanni Canavesio.
  • Le tradizioni contadine con il dialetto e le sua ricchezza conservata, tra l'altro, attraverso la permanenza della Commedia dialettale.
 Il patrimonio artistico di Pigna è sicuramente uno dei più ricchi e meglio conservati dei paesi della val Nervia. L'intero borgo medievale rappresenta di per sé un vasto monumento del passato, l'abitato conserva la struttura dell'antico fortilizio con le strade che si succedono in gironi semicircolari, comunicanti per mezzo di ripidi vicoli detti chibi, cioè cupi, perché coperti dalle case soprastanti, con funzione di protezione dalle aggressioni nemiche, ma anche dalle intemperie.
 L'area occupata dall'antico castello, la Cola, (ossia il punto più alto del paese) si è trasformata col tempo in una piazza, dove sui portali delle case sono conservati importanti testimonianze di quella che era chiamata l'arte minore, cioè inscrizioni e disegni incisi nella pietra. La Loggia del XV secolo, sorretta da robuste colonne di pietra grigia nera, è l'elemento che congiunge fisicamente l'area del castello alla maestosa Chiesa parrocchiale di S. Michele, definita dal prof. Lamboglia «la più grandiosa testimonianza d'architettura tarda medievale della Liguria Intemelia, ultima espressione di gusto gotico alle soglie del Rinascimento». Sorta nel XIII secolo, si configura come una chiesa "castrense", in connessione funzionale allo sviluppo del borgo abitato, nel XVI secolo avviene l'ultimo ampliamento, quello definitivo. La facciata in pietra locale è impreziosita dal meraviglioso Rosone in marmo bianco costituito da dodici colonnine convergenti nell'Agnus con vessillo.
 L'opera firmata e datata da Giovanni Gaggini da Bissone 1450, come la facciata firmata dal maestro Giorgio de Lancia. L'interno conferma in piena questa evoluzione stilistica. Si presenta a forma di basilica con tre navate separate da due file di colonne, le prime quattro circolari e le ultime, a seguito dell'ampliamento del XVI secolo, ottagonali. Dietro l'altare maggiore, sull'abside, è collocato il grandioso polittico realizzato dal pittore Giovanni Canavesio nel 1500, questi misura 4x 3,60 m, comprende ben 38 scomparti incorniciati da una meravigliosa architettura lignea dorata in stile Rinascimentale.
 A fianco della chiesa si erge, con i suoi 56 m d'altezza, il campanile, costruito in pietra squadrata con l'estremità a forma di cuspide, elemento tipicamente alpestre. Accanto si trova l'oratorio di S. Antonio, con la sua facciata in stile barocco. Sotto l'oratorio si trova la fontana dei Canui, già menzionata negli statuti comunali del 1575. Altra importante testimonianza d'architettura religiosa è rappresentata dalla vecchia pieve di S. Tommaso, ad un km dal paese. Fondata secondo la tradizione dai Benedettini nell'XI secolo, serviva, forse i primi insediamenti abitativi di Argelu e Marburgu.
 A cinque minuti dal paese si trova la chiesa di S. Bernardo . Essa conserva, al suo interno, un importante ciclo d'affreschi (restaurati e riposizionati nel 1998) realizzati e datati 1482 da Giovanni Canavesio. Sono rappresentati i Quattro Evangelisti, i Quattro dottori della Chiesa, il ciclo della Passione di Cristo ed il Giudizio Universale.
 A circa un'ora di strada dal paese sorge Il Santuario della Madonna del Passoscio dedicato all'Annunziata. Lungo la mulattiera s'incontrano 15 piccole cappellette che ricordano i misteri della Passione.
  Due importanti opere erano collocate all'interno della chiesa: la Deposizione del Botta e l'Annunciazione attribuita a Carlo Maratta, la prima è a Genova, la seconda è conservata nella chiesa parrocchiale di S. Michele. Nell'edificio annesso al Santuario, ex convento, sono conservati un centinaio di ex voto, commissionati dagli abitanti di Pigna in occasione di tragici eventi.
Il Museo
 Il museo comunale, aperto dal 1995, sorge proprio nel centro storico, ai piedi della chiesa San Michele (entrata sulla piazza XX Settembre). Su circa 200 mq in cinque sale numerosi oggetti e vecchie fotografie di origine locale perpetuano la memoria delle tradizioni del paese.
 «Il museo è un'istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che compie ricerche sulle testimonianze materiali dell'uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva, le comunica (ne diffonde la conoscenza) e soprattutto le espone a fini di studio, di educazione e di diletto».
 Questa è la definizione generale del museo negli statuti dell'ICOM (International Council of Museums).
 Un complemento di questa definizione per i musei di antropologia e delle società passate, che possiamo utilizzare per far capire lo scopo del nostro museo è espresso nelle parole di Claude Lévi-Strauss: «Per moltissimi anni, i musei di antropologia sono stati concepiti a immagine di altre istituzioni dello stesso tipo. Ora non può trattarsi esclusivamente di raccogliere oggetti, ma anche e soprattutto di capire uomini; e non tanto di archiviare vestigia disseccate come si fa negli erbari, quanto di descrivere e di analizzare forme di esistenza alle quali l'osservatore partecipa nella forma più stretta».
 In effetti, questo museo è stato chiamato "La Terra e la Memoria" perché offre al pubblico, con l'esposizione di oggetti, attrezzi, fotografie, la possibilità di entrare in contatto con una "civiltà" contadina sopravissuta in un ambiente architettonico medioevale. È lo spazio dedicato all'insegnamento lasciato dalla terra e del suo sfruttamento, con la coltivazione tradizionale del grano, degli olivi, l'attività pastorale o artigianale. Queste attività però non sono isolate dalla storia scritta sulle pergamene comunali contemporane delle opere d'arte visibili nelle chiese del paese e neanche dalle devozioni, dalle processioni religiose o da altre feste che ritmavano la vita sociale al suono della banda musicale.
 L'insieme di queste "memorie" dovrebbe permettere ai visitatori, locali o stranieri, di prendere coscienza della diversità e della ricchezza eccezionale del patrimonio